Fabrizio Bartaletti, Geografo - Abstract
La rivincita dei luoghi. Il nuovo traforo stradale e le opportunità per l’alta Leventina, Airolo e il San Gottardo
Dopo un intervento al Festival di Lèvanto – lo scorso 7 aprile – sulla Geografia come Scienza dei luoghi, non posso che tornare sul tema dei luoghi, tanto più che da qualche tempo l’identità geografica della Leventina tende a essere sostituita da termini generici come “Alto Ticino” o “Valli” (senza lo storico “Tre”), che fanno dimenticare lo spirito del luogo.
La Leventina invece, e in particolare la sua parte alta, è la valle per antonomasia, quella che conduce al Passo del San Gottardo, il luogo attorno al quale si è formata l’indipendenza della Svizzera, crocevia fra il Nord e il Sud dell’Europa, punto di incontro tra le aree linguistico-culturali germanica, romancia e gallo-italica, Via delle genti attraverso la quale da un millennio passano grandi flussi di persone e merci.
Se ai primi del Novecento per l’alta Leventina sembrava delinearsi una vocazione turistica, questa funzione si è poi alquanto ridimensionata, con un turismo invernale a corto raggio a Carì e ad Airolo-Pesciüm, villeggiatura estiva ed escursionismo spesso legati alle seconde case e molto traffico in transito (anche turistico, in moto verso il Gottardo o il Nufenen attraverso la Val Bedretto), ma senza una vera affermazione turistica oltre i confini del Ticino. L’immagine geografica della Leventina è quella di una valle stretta, con stabilimenti industriali nella parte bassa e un’autostrada molto trafficata, con svincoli e viadotti che ad Airolo hanno un forte impatto sul paesaggio. Alcuni rapporti economici sottolineano il decremento demografico, l’invecchiamento della popolazione, la perdita di posti di lavoro, aspetti certo non confutabili ma che ci dicono solo una parte della verità. L’andamento demografico dell’alta Leventina non è così negativo e l’invecchiamento è nella norma, soprattutto nel contesto delle Alpi occidentali a sud dello spartiacque alpino, e se molti posti di lavoro sono stati persi, vi sono ancora diverse attività importanti, sia nell’alta valle, dove risiedono giovani capaci, attivi nell’allevamento, nell’industria-artigianato e nel commercio, che nella bassa valle e nella Riviera. Occorre dunque recuperare o rafforzare la consapevolezza di sé e dei luoghi, anche attraverso la preziosa attività dei Patriziati, e approfittare dell’occasione irripetibile del raddoppio del traforo per ridisegnare il territorio, migliorando l’estetica del paesaggio, e innescare il decollo del turismo, un’attività dalla quale l’alta Leventina non può prescindere. Un turismo che ponendo al centro Airolo, che era ed è la località più rappresentativa, ai piedi del Gottardo e con un piccolo bacino sciabile, dovrà essere a doppia stagione e coinvolgere tutti i comuni, da Bedretto con la sua valle incantata, a Quinto col Lago Cadagno e l’Alpe Piora, Prato col Dazio Grande e la Gola di Piottino e l’idillico Dalpe, sul un grande terrazzo soleggiato, senza trascurare il ruolo della media valle, cioè il comune di Faido coi bei villaggi della Traversa recentemente annessi.
Penso dunque a un’alta Leventina con un’economia diversificata, dall’agricoltura all’artigianato, all’industria e al turismo a doppia stagione, pensata non solo come area di ricreazione per il turista ma come spazio in cui lavorare e vivere, attenta ai servizi e alle attività culturali e di svago per la popolazione residente. Un’alta Leventina, che torni a essere la valle, e Airolo il paese del Gottardo, cioè luoghi in grado di evocare geografia, cultura e storia. È una scommessa difficile, ma i Leventinesi hanno le carte in regola per vincerla.