Andreas Kipar, Architetto paesaggista

Back to the future

“Il paesaggio è una forma plasmata che solo vivendo evolve”. (Goethe)

Il paesaggio è un prodotto sociale, esso non rappresenta un bene statico bensì un’entità dinamica relazionata all'azione dell'uomo. Il paesaggio è lo specchio della società che nel vivere, evolve. Oggi occorre quindi leggere il paesaggio come specchio di se stessi e come specchio della società che vive questo paesaggio, partendo dalla storia, analizzando il presente, immaginando un futuro.

Nel corso degli ultimi cinquant’anni l’azione dell’uomo ha trasformato il fondovalle di Airolo da vallata alpina a corridoio infrastrutturale. La percezione che si ha oggi del fondovalle di Airolo, legata all’idea di un territorio completamente al servizio della mobilità transalpina, ha di conseguenza pregiudicato fortemente l’identità del luogo.

A tutti noi, che pensiamo al futuro di questo luogo relazionandoci con il passato e il presente, il compito che viene chiesto nell’esamina di questo paesaggio è: coltivare le relazioni, coltivare la socialità e coltivare l’identità. È un ritorno alla coltivazione, non è più una determinazione, non è più una legge, ma è un processo che richiede continua attenzione per poter raccogliere qualche frutto.

Un vero scambio costruttivo che riflette sui temi del progetto e della tutela, project to protect, come dicono gli inglesi quando si vuole proteggere qualcosa. Il primo passo per proteggere qualcosa è avere un progetto, se manca l’idea, non si può coltivare nulla.

Se non c’è un’idea, un progetto che si vuole fortemente realizzare e proteggere, si assiste semplicemente all’indifferenza, e l’indifferenza porta al degrado, che è il contrario della protezione e della conservazione. Anche nel conservare infatti c’è bisogno di un progetto per il futuro e questo vuol dire risvegliare il senso di appartenenza al proprio territorio.

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